Si farà la tanto auspicata riforma del catasto?

In realtà la riforma del “Catasto Fabbricati” sembra già essere stata messa nuovamente da parte. Così sembra infatti pensarla Cristiano Dell’Oste in un articolo pubblicato su “Il Sole 24 Ore” dello scorso mercoledì 27 luglio che recita: “Messa da parte la riforma del catasto Immagine_ItaliaCatasto– almeno per ora – ….“. La crisi del mercato immobiliare ha certamente complicato l’attuazione di una riforma che per molti anni è stata richiesta a gran voce dagli addetti ai lavori e molto desiderata dai grandi Comuni.

Tra le ragioni a favore della riforma vi era la differenza che si poteva registrare tra i valori reali di vendita degli alloggi, in particolare nei centri storici, ed i valori ICI/IMU a cui gli stessi beni potevano essere tassati. La crisi immobiliare di questi ultimi anni ha di fatto annullato tale differenza e, quindi, oggi una riforma del sistema ha perso di interesse.

Nonostante tutto, il Catasto attuale, rappresenta l’unico vero inventario nazionale degli immobili ove sono censiti tutti i terreni ed i fabbricati dichiarati. L’impianto normativo catastale, datato nel tempo, ha permesso la sua formazione ed il costante aggiornamento nel tempo, dimostrandosi efficace negli anni e capace di assorbire cambiamenti epocali come lo è stato quello della meccanizzazione degli archivi.

Le vere criticità del Catasto Fabbricati vanno ricercate: nella classificazione immobiliare che non risulta essere rispondente alle nuove tipologie di destinazione d’uso degli immobili; nelle tariffe d’estimo da adeguare e da correggere per alcuni macroscopici errori; nelle difficoltà incontrate dalle parti in causa nelle operazioni di correzione delle rendite non congrue e del censimento di molti immobili ancora sconosciuti al fisco (fabbricati non dichiarati, piscine non dichiarate, aree di pertinenza dei fabbricati non conformi all’utilizzo reale).

I commi 335 e 336 della Finanziaria 2005, a cui si aggiunge anche il comma 58 della Legge 662/96, hanno ottenuto risultati – tutto sommato – distanti e discordanti rispetto alle reali aspettative del Legislatore, del Ministero e dei Comuni. Oltretutto la persistente crisi del settore degli immobili si inserisce come un ulteriore elemento di complessità all’attuazione della norma visto il venire meno di importanti elementi di comparazione affidabili.

Tuttavia i Comuni non possono rinunciare a svolgere una importante attività di controllo del proprio territorio e ad astenersi nel segnalare le posizioni immobiliari ed i classamenti non congrui, dovendo garante un importante principio di equità tra i cittadini così come anche assicurare l’entità delle entrate sui tributi locali.

FABIO LISI

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