Riforma della contabilità degli Enti Locali: “Nei bilanci delle regioni un «rosso» da 33 Miliardi“
La riforma della contabilità degli enti locali sta gradatamente alzando il velo su una nuova sorpresa regionale l’evidenza sul disavanzo che c’era, e di cui un po’ tutti sapevano, ma che non si vedeva stampato sui bilanci delle Regioni è di un totale di 33 miliardi di disavanzo.
Il quadro completo dei deficit prodotti dalle nuove regole contabili che spingono la finanza degli Enti Locali a passare dal percorso “spendo quello che incasserò” a quello “spendo quello che posso pagare, ovvero ciò che incasso”, o per meglio dire dei vizi delle vecchie gestioni che la riforma ha portato in luce, si avrà solo il prossimo anno quando i magistrati contabili avranno messo in fila tutti rendiconti degli otto mila comuni ripuliti dall’armonizzazione contabile.
Oggi visto il risultato mostrato dai bilanci delle Regioni dopo essere stati esaminati al microscopio dalle sezioni territoriali della Corte dei Conti: un risultato che mette una seria ipoteca sulle possibilità future per molte Regioni di mettere in campo le politiche di sostegno al welfare e di spinta alle imprese che sarebbero essenziali per rivitalizzare l’anemica crescita italiana.
Ma andiamo con ordine, perché il tema è ad alto tasso tecnico ma ha ricadute molto concrete sul mix di tasse e servizi che anima il rapporto fra i cittadini e la loro regione.
I numeri prima di tutto: sono quelli scritti nei rendiconti 2015 esaminati dalle sezioni regionali della Corte dei conti; in qualche caso, visti i ritardi nell’approvazione dei consuntivi, i dati fanno riferimento agli anni precedenti, e il risultato complessivo dell’anno scorso potrà quindi rivelarsi addirittura peggiore.
Che cosa ha fatto esplodere in tutta la loro evidenza i disavanzi regionali, cioè i saldi negativi fra le entrate e le uscite dell’anno?
Nei conti del 2015, poi, l’analisi della Corte dei conti si è dovuta esercitare sull’applicazione a regime della riforma della contabilità, con le nuove regole che guidano la formazione dei bilanci di Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni. La riforma poggia su centinaia di pagine di principi contabili, lettura ostica anche per gli addetti ai lavori, ma ha un obiettivo semplice: pulire i bilanci locali dalle entrate che non si trasformano in incassi reali, oltre che dalle spese prive di pezze d’appoggio valide, per fotografare la situazione reale dei conti. Il punto chiave è naturalmente offerto dalla cancellazione delle entrate tenute in bilancio solo per abbellire il risultato finale, senza che però ci sia più la possibilità concreta di incassarle: la loro pulizia ha abbattuto i risultati di amministrazione, e la Corte dei conti ha fatto il resto correggendo in molti casi al ribasso i numeri proposti dalle Regioni.
Già, perché disavanzi di questa portata porterebbero dritte al dissesto le Regioni “colpite”, per cui la riforma offre fino a 30 anni di tempo per ripianarlo. Lo stesso orizzonte è quello concesso alle Regioni per restituire al ministero dell’Economia le anticipazioni da oltre 20 miliardi concesse negli anni scorsi per pagare i debiti con i fornitori: in pratica, è come se le Regioni avessero firmato due maxi-mutui, però non per finanziare nuovi investimenti ma per ripianare le magagne del passato.
E’ inevitabile dopo la sperimentazione avviata nel 2012 che l’affacciarsi sulla scena di pesanti e reali disavanzi delle amministrazioni sia ora fonte di preoccupazione. Molte risorse dovranno necessariamente essere accantonate a fronte di crediti dubbi e non si potranno più spendere denari per programmi e servizi di sostegno alle collettività amministrate nel momento in cui invece ci sarebbe necessità di una scossa pro.ripresa.
E’ fuori discussione che non si poteva spendere ciò che non era disponibile, scavando nel buco dell’extracontabilità e creando debiti fuori bilancio per rincorrere il più delle volte solo le spese correnti.
E come non considerare anche che si consente alle Regioni e ai Comuni, perché l’allarme si accende anche nei Comuni quando sarà disponibile il quadro completo dei deficit prodotti dalle nuove regole contabili, o per meglio dire dai vizi delle vecchie gestioni che la riforma ha in luce si avrà solo il prossimo anno, infatti nei Comuni che hanno anticipato la sperimentazione delle nuove regole prima delle loro entrate a regime non offrono situazioni tranquillizzanti, di rientrare in 30 anni dal disavanzo che deriva dall’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità.
E’ evidente che per molte scelte sbagliate di ieri o di oggi si pone un carico sulle generazioni future, il problema ora è nel futuro», perché l’obbligo di coprire a rate il disavanzo «potrebbe mettere a rischio il concreto esercizio delle funzioni fondamentali e la destinazione delle risorse verso i necessari investimenti e dei servizi sociali, allo sviluppo
dell’economia locale.
E’ necessario che oggi Regioni e Comuni adottino per garantire maggiori performance, efficienza e trasparenza ai cittadini di sistemi collaudati ad alto contenuto ingegneristico sia nell’organizzazione interna sia nella gestione dei dati.
Il Comune e la Regione per vincere le sfide ed eliminare le criticità devono dotarsi di modelli organizzativi interni efficienti che gli permettano di risparmiare lavoro, tempo e risorse; inoltre, l’organizzazione oggi è necessaria per rispondere appieno agli obblighi di legge ed ai bisogni del cittadino in un mutato scenario socio-economico nel quale le tecnologie della comunicazione e dell’informazione dettano tempi brevi e risposte certe.
L’imposizione tributaria oggi in gestione ai Comuni, oltretutto, permette di incassare delle entrate tributarie proprie con le quali auto sostenersi, ciò significa dover essere in grado di gestire, analizzare e programmare le politiche fiscali comunali per il bene della propria comunità politica di riferimento.
Un modello organizzativo che permette al Comune e Regione di organizzarsi per raccogliere tutte le informazioni necessarie per informare il contribuente, fornendogli tutti gli strumenti per il confronto interattivo e la semplificazione degli adempimenti e, nell’ambito della gestione ordinaria, verificare che l’esatto dovuto sia stato versato funzionale alla prevenzione dell’evasione tributaria, rendendo più efficaci, veloci e meno onerose anche le attività di accertamento grazie al fatto che i dati necessari sono già stati preventivamente organizzati, tramite un servizio di supporto all’accertamento basato sulla completezza e veridicità della Banca Dati di riferimento quale presupposto per elaborare attraverso il confronto dovuto/versato, per ciascun contribuente, le conseguenti liste di evidenza per evasione ed elusione dei tributi in oggetto per le annualità non ancora prescritte. Con una attività improntata a criteri di correttezza e trasparenza nei confronti del contribuente, con il costante intento di minimizzare il disagio derivante dall’impatto creato dall’attività accertativa sulla cittadinanza. Un progetto organizzativo di analisi dei Dati in grado di supportare ulteriori analisi specialistiche per la determinazione maggiormente equa delle tariffe tributarie attraverso lo studio degli elementi tecnici ed economici distribuiti sul territorio.
Si può affermare che per gli Enti Locali realizzare una loro “Banca Dati Unica Imponibile” per raccogliere tutte le informazioni necessarie per informare il contribuente, fornendogli tutti gli strumenti per il confronto interattivo e la semplificazione degli adempimenti e, nell’ambito della gestione ordinaria, verificare che l’esatto dovuto sia stato versato è la soluzione per il futuro.
Giancarlo Zeccherini
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