Agenzia delle Entrate: crollo delle segnalazioni qualificate da parte dei Comuni
Dalla relazione della Corte dei Conti sull’ultimo rendiconto dello stato per l’esercizio finanziario 2016 mette in luce che negli ultimi cinque anni, dal 2012 al 2016, sono crollati del 66% gli accertamenti effettuati dall’Agenzia delle entrate a seguito delle segnalazioni degli Enti Locali.
Come si vuole ricordare con il Dpr 600/1973 veniva istituzionalizzata la partecipazione degli Enti locali per i territori di rispettiva competenza alla attività accertatrice alla violazione delle norma tributarie. Tutto questo con la finalità di potenziare l’azione di contrasto all’evasione, nel rispetto del principio del federalismo fiscale, tale attività di collaborazione degli Enti Locali è stata premiata con il riconoscimento a loro favore di una quota sulle maggiori somme relative a tributi statali riscosse a titolo definitivo. Nel corso degli anni tale quota ha subito diverse modifiche, passando dall’originario 33% fino al 100% per gli anni 2012,2013 e 2014; riportando all’55% per gli anni 2015,2016 e 2017.
Dal rendiconto dello Stato redatto dalla Corte dei Conti presentato in parlamento emerge che:
– Nel 2012 l’Agenzia dell’entrate ha realizzato 3.445 accertamenti grazie alle segnalazioni qualificate degli Enti Locali;
– Nel 2016 si è arrivati ad appena 1.156
In concreto si è passati da 16,8 milioni di euro a 6,9 milioni di euro.
Le ragioni possono essere diverse, essenziale è non vedere come un disimpegno da parte degli Enti Locali; in primis questa attività comporta un lavoro e l’impiego di risorse da parte dei Comuni che spesso non ci sono e hanno concentrato l’attività di collaborazione sui casi più significativi dai quali ci si attende un risultato economico in termini di recupero adeguato, anche per evitare di utilizzare risorse per una attività dispendiosa non sempre in grado di produrre un ritorno.
E’ bene ricordare che l’Agenzia delle Entrate ha sempre maggiori difficoltà a lavorare le segnalazioni inviate, anche a causa di scarsa di trasparenza nel processo di valutazione da cui consegue incertezza in termini di tempistiche e risultati attesi. Queste incertezze, sommate al costo del personale che l’Ente Locale deve sostenere, creano un forte disincentivo al perseguimento alla lavorazione delle segnalazioni.
Inoltre anche la giurisprudenza tributaria ha rigettato le valutazioni degli Enti Locali rappresentando un deterrente per l’attività. Richiamando una indagine conoscitiva della Corte dei Conti presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe Tributaria del 2015 si affermava “la cooperazione e l’integrazione sinergica tra le diverse competenze dell’Amministrazione finanziaria e degli Enti Locali non può, invero, risolversi in una mera fornitura o messa a disposizione, ancorchè massiva, di dati, ma, deve tendere ad una effettiva interoperabilità dei sistemi prevedendo, altresì, meccanismi suscettibili di assicurare lo scambio informativo tra applicazioni operando, in via automatica, incroci, riscontri e rilevazioni di disallineamenti. Auspicabile appare, pertanto, l’adozione di opportuni interventi volti non tanto ad accrescere il volume, già significativo, di elementi conoscitivi ma, piuttosto, ad incidere sulle procedure di “lavorazione” del dato, implementando moduli operativi da automatizzare il processo di integrazione tra i diversi sistemi informatici. E’ indiscutibile il ruolo che nei moderni ordinamenti tributari assumano gli strumenti informatici e telematici per la gestione degli obblighi amministrativi e la riduzione dell’evasione, mediante una più forte integrazione e razionalizzazione delle basi informative pubbliche, superando duplicazioni e mancanze di coordinamento e operando ,in via soprattutto preventiva, per garantire la migliore qualità dei dati”.
Come evidenziato dalla Corte in occasione della relazione che con il Codice dell’Amministrazione Digitale è stato fissato il fondamentale principio della condivisione dei dati, patrimonio comune della pubblica amministrazione da utilizzarsi in modo comune per migliorare i servizi erogati in rete dai cittadini e alle imprese. In tale ottica le “basi dati d’interesse nazionale” sono gli archivi fondamentali di settore ai quali ciascuna amministrazione pubblica dovrebbe fare riferimento, utilizzando i relativi dati quando ne abbia necessità nello svolgimento delle proprie attività. In una logica d’interoperabilità diffusa questi archivi divengono anche strutture che, a richiesta, forniscono servizi agli altri sistemi informativi pubblici quali l’indirizzo d’un cittadino, la denominazione ufficiale d’una impresa, la corretta identificazione fiscale d’un contribuente, la localizzazione e le caratteristiche d’un immobile.
Gli Enti locali oggi hanno la necessità di avere accesso ad informazioni complete del proprio territorio che siano in grado in maniera tempestiva ed affidabile di dare spaccati veritieri delle loro realtà locali. Solo da analisi certe che si basano su dati corretti, univoci ed integrati si possono elaborare scelte politico amministrative in grado di dare le risposte corrette per la pianificazione ingegneristica delle entrate locali. I Comuni si devono riappropriare del principio dell’unicità dell’Amministrazione in quanto essi rappresentano un Ente unico composto da vari settori ed uffici, ciò deve essere vero anche dal punto di vista del collegamento ed organizzazione dei dati in possesso del Comune. Un modello organizzativo di costruzione della banca dati COD.Com unificata delle informazioni necessaria al Comune per il suo efficace funzionamento. Queste informazioni si trovano sia all’interno dei vari uffici Comunali che presso Enti esterni, Multiutility, Cittadini, CAF, Professionisti. Tutti i soggetti qualificati partecipanti al COD.Com, in base alla loro funzione e competenza, rispettando le regole del “modello organizzativo”, saranno in grado di certificare l’affidabilità dell’informazione fornita e acquisita. Si può attestare che attraverso questo modello organizzativo basato su misure finalizzate a supportare il contribuente, a semplificare gli adempimenti, a stimolare l’assolvimento degli obblighi si potrà favorire l’emersione delle basi imponibili.
Dott. Giancarlo Zeccherini
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