Il contribuente risarcito dall’Amministrazione che sbaglia
La Cassazione con ordinanza 23163 del 27.09.2018 è giunta alla conclusione che il contribuente che riceve informazioni sbagliate dal funzionario pubblico preposto allo sportello informativo ha diritto di essere risarcito.
La decisione impugnata censura la mancata osservanza da parte dell’Agenzia di un obbligo di informativa verso il contribuente, volto a consentire la conoscenza agevole delle disposizioni vigenti in materia tributaria, al fine di renderlo edotto di ogni elemento idoneo a pregiudicare il riconoscimento del proprio credito. L’insieme degli elementi evidenziati nella sentenza impugnata riguarda la violazione, da parte dell’Amministrazione pubblica, degli obblighi di correttezza e collaborazione secondo un canone comportamentale di buona fede, che deve caratterizzare l’attività della pubblica amministrazione; inoltre la sentenza rileva sul fatto specifico che l’Amministrazione avrebbe dovuto porre maggiore attenzione al livello di informativa da rendere nei confronti dell’utente, circa di adempimenti da porre in essere per beneficiare dei vantaggi fiscali previsti dalla normativa di settore, eventualmente modificando o integrando l’atto con le indicazioni mancanti. La controversia, però, non ha ad oggetto il diritto del contribuente all’agevolazione, ma del diritto ad ottenere un’informazione completa dall’ Amministrazione.
Il principio affermato dalla Suprema Corte che il cittadino ha il diritto ad ottenere un’informazione completa e corretta, obbliga l’Amministrazione pubblica, per evitare disservizi al contribuente, di dotarsi di una organizzazione puntuale delle informazioni centralizzate in unica banca dati e non nei singoli Uffici, un modello che possa certificare l’esattezza delle informazioni nel tempo, completa ed esaustiva.
L’amministrazione pubblica dovrà anche avvalersi di supporti specialistici modulati in funzione delle reali esigenze della propria struttura organizzativa, struttura qualificata e formata alle innovazioni legislative, con una conoscenza e una capacità di disamina ed analisi sul merito, al fine di garantire il principio dettato dalla suprema Corte che richiede al funzionario della pubblica amministrazione un obbligo di correttezza e collaborazione secondo un canone comportamentale di buona fede.
Giancarlo Zeccherini
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