Riclassamento Catastale occorre un provvedimento con una motivazione dettagliata
La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 23130 ha affermato che è illegittimo l’accertamento catastale che non indica in modo specifico e puntuale gli elementi che hanno condotto ad un diverso classamento del fabbricato.
Il fatto:
che la Corte, costituito il contraddittorio camerale sulla relazione prevista dall’art. 380 bis c.p.c. delibera di procedere con motivazione semplificata; che l’Agenzia delle Entrate propone ricorso per cassazione nei confronti della sentenza della Commissione tributaria regionale della Puglia che aveva rigettato il suo appello contro la decisione della Commissione tributaria provinciale di Lecce. Quest’ultima aveva accolto l’impugnazione, avverso un avviso di accertamento per estimi catastali, relativo all’anno 2012; che la contribuente è rimasta intimata;
Considerato:
che il ricorso è affidato a tre motivi; che, col primo, l’Agenzia assume la violazione e falsa applicazione dell’art. 39 D.Lgs. n. 546/1992, in relazione all’art. 360 n. 3 c.p.c., giacché la CTR avrebbe erroneamente omesso di disporre la sospensione per pregiudizialità del processo, stante la pendenza di un giudizio avanti il Consiglio di Stato, riguardante la revisione di classamento di uniti immobiliari nelle microzone 1 e 2 di Lecce; che, col secondo rilievo, la ricorrente lamenta violazione e falsa applicazione dell’art. 1 comma 335 I. n. 311/2004, in relazione all’art. 360 n. 3 c.p.c.: la CTR avrebbe mancato di considerare che la norma in questione sarebbe stata volta a rendere uniforme il mancato aggiornamento delle rendite catastali, attenuando le sperequazioni fiscali all’interno di uno stesso Comune e dunque avrebbe consentito una revisione massiva dei classamenti degli immobili di proprietà.
Da qui la conclusione che il confronto avrebbe avuto senso solo fra microzone di uno stesso territorio comunale; che il primo motivo non è fondato; che, infatti, la sentenza impugnata è stata pubblicata il 23 febbraio 2017, allorquando, a seguito dell’entrata in vigore del D.Igs. n. 156/2015, non ricorreva per un’ipotesi di sospensione necessaria, ai sensi dell’art. 295 c.p.c., essendo eventualmente impugnazione di una sentenza la cui autorità sia stata invocata in un separato processo, prevede soltanto la possibilità della sospensione facoltativa di quest’ultimo (Sez. 6-5, n. 29553de111/12/2017): di conseguenza, anche a voler superare la considerazione che il vizio denunciato non censura l’art. 337 comma 23 c.p.c., resta il fatto che tale articolo non obbliga il giudice a procedere alla sospensione; che l’art. 39 comma 1 bis – aggiunto dall’articolo 9, comma 1, lettera o), del D.Igs. 24 settembre 2015, n. 156, a decorrere dal 10 gennaio 2016 — (la commissione tributaria dispone la sospensione del processo in ogni altro caso in cui essa stessa o altra commissione tributaria deve risolvere una controversia dalla cui definizione dipende la decisione della causa”) non è evidentemente applicabile al caso di specie, essendo la pregiudizialità invocata rispetto al Consiglio di Stato; che il secondo motivo, col quale si deduce violazione dell’art. 7 I. 212/2000, per avere la CTR ritenuto non adeguatamente motivato l’accertamento e il terzo motivo, col quale si deduce violazione dell’art. 1 comma 335 I. 311/2004 sono infondati; che il procedimento di “revisione parziale del classamento” di cui all’art. 1, comma 335, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, non essendo diversamente disciplinato se non in relazione al suo presupposto fattuale, e cioè l’esistenza di uno scostamento significativo del rapporto tra i valori medi della zona considerata e nell’insieme delle microzone comunali, resta soggetto alle medesime regole dettate ai fini della “revisione del classamento” dall’art. 9 del d.P.R. 23 marzo 1998, n. 138, sì da sottrarne l’attuazione alla piena discrezionalità della competente Amministrazione pubblica; che, di conseguenza, non può ritenersi congruamente motivato il provvedimento di riclassamento che faccia esclusivamente riferimento al rapporto tra il valore di mercato ed il valore catastale nella microzona considerata rispetto all’analogo rapporto sussistente nell’insieme delle microzone comunali, e al relativo scostamento ed ai provvedimenti amministrativi a fondamento del riclassamento, allorcl-éda questi ultimi non siano evincibili gli elementi (come la qualità urbana del contesto nel quale l’immobile è inserito, la qualità ambientale l’immobile è inserito, la qualità ambientale della zona di mercato in cui l’unità è situata, le caratteristiche edilizie del fabbricato) che, in concreto, abbiano inciso sul diverso classamento (Sez. 5, n. 22900 del 29/09/2017; Sez. 6-5, n. 3156 del 17/02/2015); che la Corte costituzionale, con la pronuncia n. 249 del 2017, ha fra l’altro affermato che “la natura e le modalità dell’operazione enfatizzano l’obbligo di motivazione in merito agli elementi che hanno, in concreto, interessato una determinata microzona, così incidendo sul diverso classamento della singola unità immobiliare; obbligo che, proprio in considerazione del carattere “diffuso” dell’operazione, deve essere assolto in maniera rigorosa in modo tale da porre il contribuente in condizione di conoscere le concrete ragioni che giustificano il provvedimento’, ribadendo così la necessità di una provvedimento specifico e puntuale in capo all’Amministrazione.
Il diverso declassamento deve essere un provvedimento congruamente motivato in maniera rigorosa in modo che il cittadino venga messo in condizione di conoscere le ragioni che giustificano la rettifica.
Giancarlo Zeccherini
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